AMORE e PSICHE

“Siano Amore e Psiche”

I

Quelle mani che si avvinghiavano a lei di notte,
Le sentiva innumerevoli, non cercava
Di dar loro un volto. Le occorreva
Non sapere, desiderando non essere.

Anima e corpo, per stringere le vostre dita, unire le vostre labbra,
Davvero occorre l’approvazione degli occhi?
Penano i nostri occhi, che il linguaggio obbliga
A sventare senza posa troppi inganni!

Psiche aveva amato che il non vedere
Fosse come il fuoco quando avvolge
L’albero di qui degli altri mondi della folgore.

Eros, lui desiderava tenere tutto quel volto
Tra le mani, non l’abbandonava
Che con vivo rammarico ai capricci del giorno.

II

E per tutto il giorno Psiche è cieca? No,
Ha rimboccato su di sé il lenzuolo della luce.
È estate, tutto è immobile sotto il cielo,
Anche il fiume nel suo letto in disordine.

Lei avanza, nel suo corpo, e sola. Ma ecco
Che un estraneo invoca, nel suo sangue,
È come se lo spirito si desiderasse altro
Da sé, un embrione in seno alla morte.

Felice il mondo in cui la notte trabocca
Nel giorno, e gronda sotto la luce.
Avanzare in quest’acqua, fino alle ginocchia,

È volgersi verso un altro sole,
E il fondo del mare è rosso, poi si nuota
E tutto si perde di ciò che si è stati.

III

E Psiche s’intorpidisce, quando viene sera, ama
Che batta nel suo corpo il cuore di un altro,
Vuole non essere altro che questa camera buia
Dei bambini della notte, sonno e morte.

È come quando tocchiamo uno specchio
E dita vengono incontro alle nostre,
Psiche crede che una mano afferri la sua,
Per condurla verso più di ciò che è.

Verso più? Sono scalini che digradano,
E il corpo si stanca, le mani si aggrappano
A una greve lampada, le ginocchia si piegano.

Psiche, perché vuoi, con la tua spalla nuda,
Spingere la porta in cui giace il tuo avvenire?
Tu entri, tu senti quei quieti respiri.

IV

E lei ha acceso, con mani tremanti,
Questa fiammella? Più svelto di lei
Si è lanciato nell’immagine, questa pace,
Qualcosa di nero, con un grido.

Amore dorme? No, i suoi occhi sono aperti,
Ma sono solo orbite vuote,
Due buchi, insanguinati. È cieco?
Peggio, i suoi occhi sono stati strappati.

Grande moto di questo gran corpo che ridesta
Qualche goccia d’olio, che lo brucia.
Tu errerai, tra i rovi del mondo.

Si rialza, parla, che dice?
La attira svestita contro il suo cuore,
Ascolta i suoi gran singulti che nulla placa.

Yves Bonnefoy

(Traduzione di Fabio Scotto)

da “L’ora presente”, “Lo Specchio” Mondadori, 2015

Una delle leggende d’amore più belle di sempre si trova nell’opera Metamorfosi dello scrittore latino Lucio Apuleio (II sec. d. C.) e si intitola AMORE e PSICHE dove si racconta dell’eterna battaglia tra cuore e mente, tra razionalità e istinto.

Psiche significa “soffio” ovvero respiro vitale che per i greci si identificava con l’anima, mentre il dio Amore rappresenta il desiderio e la passione.

La leggenda racconta di una città in cui vivevano un re e una regina che avevano tre figlie bellissime, tra queste vi era Psiche, una bellissima fanciulla invidiata persino da Venere (dea della bellezza) per la sua grazia e il suo splendore. Venere per vendicarsi chiese aiuto a suo figlio Cupido (dio dell’Amore) perché colpisse la fanciulla con una delle sue frecce per farla innamorare dell’uomo più brutto della terra. Cupido accettò ma una volta arrivato di fronte alla fanciulla rimase abbagliato da cotanta bellezza, da distrarsi a tal punto che una delle sue frecce lo colpì facendolo innamorare perdutamente di Psiche.

Cupido per poter vivere il suo amore mortale di nascosto dalla madre portò Psiche nel suo palazzo, senza rivelarle la sua vera identità e ogni sera al tramonto Amore andava dalla fanciulla, senza mai mostrarle il suo volto, i due vivevano momenti di intensa passione. La giovane principessa aveva accettato il compromesso, ma una notte mentre Amore dormiva, Psiche si avvicinò al suo volto con una lampada e rimase folgorata dalla bellezza del suo amante. Nel momento in cui Psiche stava ammirando il profilo di Amore, su di lui cadde accidentalmente una goccia d’olio della lampada, il quale si sveglio e fuggì via abbandonando la fanciulla.

In preda alla disperazione per aver perso l’amato Psiche si affidò a Venere che la sottopose a quattro prove, le prime tre le superò brillantemente, anche grazie all’aiuto di altri esseri divini, e questo fece infuriare ancora di più Venere, la quale la sottopose a un’ultima prova: discendere negli inferi per chiedere alla dea Proserpina l’elisir della giovinezza perenne. Psiche acconsentì ma questa volta fallì, e nonostante le fosse stato ordinato di non aprire l’ampolla donatale da Proserpina, la curiosità di Psiche prese di nuovo il sopravvento e aprendo l’ampolla uscì una nuvola che la fece cadere in un sonno profondo. Nel frattempo Amore, che non si era mai rassegnato a vivere senza Psiche, andò alla ricerca della sua amata, e quando la ritrovò la risvegliò con le sue frecce amorose e con un tenero abbraccio. Amore per non rischiare di perderla di nuovo la condusse sull’Olimpo dove grazie all’aiuto di Giove, la giovane principessa dopo aver bevuto dell’ambrosia divenne una dea. La leggenda si conclude con il matrimonio dei due innamorati e la nascita di una bellissima bambina che prenderà il nome di Voluttà.

Questo amore ci spiega l’idillio dell’amore e della passione che ha appassionato tanti artisti nel corso dei secoli tra cui il famoso scultore veneto Antonio Canova (1757-1822) uno dei maggiori protagonisti del Neoclassicismo i cui principi erano: armonia, equilibrio e compostezza.

Canova realizzò il bianchissimo gruppo scultoreo di Amore e Psiche la cui versione più conosciuta si trova presso il museo Louvre di Parigi. La scultura rappresenta il dio Amore mentre contempla il volto della fanciulla amata, nell’attimo subito precedente il bacio, in un momento carico di tensione emotiva e di raffinato erotismo in cui i due giovani sono uniti in un abbraccio d’amore passionale ed eterno.

Il vero protagonista della scena è il bacio sospeso e immaginato poiché i due amanti vengono rappresentati da Canova con le labbra schiuse, un attimo prima che si bacino, un momento di grande dolcezza. La scultura parla di per sé di emozioni, di conscio e inconscio.

Il gruppo scultoreo può essere analizzato in modo psicoanalitico e dicotomico ovvero da una parte la nascita e lo sviluppo di un rapporto d’amore e i suoi effetti sull’animo umano e sulla psiche, dall’altra il rapporto che ogni uomo ha con la propria anima e con la propria psiche.

Quando arriva l’Amore nelle nostre vite cosa succede?

A volte succede che incontra l’anima ma abbandonandosi alla passione amorosa l’anima si allontana dal suo obiettivo cioè dal conseguimento dell’immortalità. La storia di Psiche ci spiega che il destino dell’anima umana cade in errore e deve superare numerose prove e sofferenze per essere degna della salvezza che può arrivare solo con l’intervento divino. La fanciulla, infatti, dopo l’avventura erotica verrà punita per la sua curiosità. Cupido è l’amore sessuale che ha lo scopo di psichicizzare la vita nel piacere, nell’incontro, nell’abbandono, nell’affetto e nel dolore. Cupido è amore passionale mentre Venere è amore più consapevole sia sessuale che spirituale. Si tratta di due forze che agiscono nell’anima umana ed elevano il corpo verso lo spirito.

Grazie alle gioie e ai dolori dell’amore l’essere umano viene dotato di un’anima in questo senso la sessualità umana ha una componente spirituale molto forte che ci rende esseri psichici.

Lo sviluppo psichico procede attraverso le proprie esperienze amorose e l’anima si eleva grazie all’amore in un processo di continua trasformazione e sviluppo psichico.

La capacità di amare in maniera autentica è qualcosa di divino e la trasformazione dell’anima attraverso l’amore è qualcosa che avvicina a Dio.

Non c’è nulla di più potente al mondo come l’Amore e la dolcezza che lo accompagna perché in fin dei conti l’Amore vero smuove le montagne e non si arresta innanzi a nessun tipo di tempesta, è ciò che ci travolge e ci accarezza l’anima, ciò che ci bacia per lenire le ferite della vita, ciò che sublima la nostra misera esistenza e ci eleva alla più alta forma di perfezione. La dolcezza di due cuori che battono all’unisono, di due sguardi che si penetrano e di due anime che respirano lo stesso flusso d’aria, come lo definireste voi?

Io lo definisco semplicemente: Amore Infinito.

Pubblicato da lunavallefuoco

L'amore per la poesia e per la scrittura mi accompagnano sin da bambina, già all'età di otto anni mi dilettavo scrivendo componimenti poetici tra cui acrostici e tautogrammi. Oggi voglio continuare a scrivere emozioni non solo per me ma anche per gli altri.

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